sabato 17 novembre 2012

Inno alla vita




Non nascono più bambini affetti dalla sindrome di Down. Direte: meno male!
Meno male un corno, perché questa è una delle cose più tristi della ginecologia e neonatologia contemporanea: che puoi scegliere di eliminare un bambino con la trisomia 21.
Certo nessuno si augura che il proprio figlio nasca affetto da una malattia. Ma scegliere al mercato un figlio “completamente sano” (che poi cosa significa?), se non è selezione della razza, cos’è?
Le “ottu-mamme”, mamme ottuse, le chiama il noto giornalista Gianluca Nicoletti, quelle che «Sai poverini, non ho niente contro gli handicappati, ma non vorrei che mio figlio nel vederli, rimanesse traumatizzato a vita!». Non capiscono che il vero trauma è avere genitori che la pensano in questo modo...
Anche le gemelle Kessler si promettono a vicenda la morte e non vedono nulla oltre le loro gambe, e dichiarano questo a un giornale, rendendo pubblica una loro personalissima convinzione: «Se una di noi due dovesse rimanere in sedia a rotelle, o affetta da demenza o da stato vegetativo irreversibile, l’altra l’aiuterebbe a morire e poi si toglierebbe la vita, perché che senso ha sopravvivere all’altra?» (Corriere della Sera 1.02.2012).
La cosa triste è che ragionamenti come questi, in linea di principio, sono condivisi da tanti. Ci stiamo facendo l’abitudine e con un po’ di imbarazzo, a bassa voce, cediamo anche noi al pensiero comune. In fondo chi vorrebbe vivere inchiodato su un letto? Certo nessuno a priori.
Ma quando uno ci si trova, affronta la malattia con dignità, e così i suoi familiari.
Questo non significa che non si senta talvolta il peso e l’oppressione della malattia, delle difficoltà legate anche all’assistenza sanitaria, della solitudine.
Dovremmo essere in grado di sopperire alle mancanze strutturali dello Stato con l’attenzione e il monitoraggio di questa realtà.
L’amore cristiano però non arriva dove non giunge la ASL. L’amore cristiano è l’anima della vita, la Croce di Cristo è il segno massimo di quanto una sofferenza enorme non sia inutile, non sia priva di senso, ma venga offerta, nella prospettiva di uno ristabilimento della vita in un’altra dimensione che comincia già qui.
Il problema più grande infatti non è non accettare la malattia, ma pensare che tutto finisca al cimitero (del resto «Nessuno è mai tornato a raccontarci cosa c’è di là», non si dice forse così?).
Solo chi ha una speranza che la vita rinasce, che la vita è custodita dal Dio della vita e della risurrezione, può accettare di vivere la malattia e non solo di subirla.
Questo ci insegnano le numerose persone malate anche nelle nostre famiglie: la fede, l’amore e la speranza fanno camminare e andare avanti con dignità.
Ci si scoraggia, talvolta, si piange persino. Questo fa parte della nostra debolezza e del peso di certe situazioni. Ma non ci si arrende, non si mettono i remi in barca finché non si è arrivati in porto, non si abbandona la nave.
Bisogna ricostruire un tessuto di valori che stanno alla base del senso della vita, e questo senso della vita bisogna trasmettere anche ai giovani.
Il problema è che stiamo rubando loro il futuro, che si sentono defraudati non solo dell’Altra Vita, ma anche di questa.
L’aspettativa media di vita per un italiano è sugli ottant’anni, ed è destinata a crescere nei prossimi decenni.
Ma che senso ha condurre una vita così lunga – si chiedono i giovani – se non la si può forgiare con un po’ di fantasia, se le ali son tarpate da piani economici costruiti sulla pelle dei cittadini?
Ridiamo credito ai giovani, non prospettando loro una vita infinita e perfetta (come quella delle Gemelle Kessler che ancora a 75 anni battono le scene dei teatri), ma una vita a misura di uomo, di una umanità compiuta che sa che anche la malattia e la morte fanno parte del cammino dell’uomo, che vivere bene non significa scoppiare di salute, ma costruire relazioni sane.

Inno alla vita


La vita è un’opportunità, coglila. 

La vita è bellezza, ammirala. 

La vita è beatitudine, assaporala. 

La vita è un sogno, fanne realtà. 


La vita è una sfida, affrontala. 

La vita è un dovere, compilo. 

La vita è un gioco, giocalo. 

La vita è preziosa, abbine cura. 

La vita è ricchezza, valorizzala. 

La vita è amore, vivilo. 

La vita è un mistero, scoprilo. 

La vita è promessa, adempila. 

La vita è tristezza, superala. 

La via è un inno, cantalo. 

La vita è una lotta, accettala. 

La vita è un’avventura, rischiala. 


La vita è la vita, difendila.
(Beata Madre Teresa di Calcutta)