Mentre stamane – III domenica d’Avvento – prego con la sacra liturgia, mi colpisce straordinariamente qualche espressione tratta dal secondo brano dell’Ufficio delle Letture, è di sant’Agostino. Eccolo: “Prendete esempio dal Battista che, scambiato per il Cristo, dice di non essere colui che gli altri credono sia. Si guarda bene dallo sfruttare l'errore degli altri ai fini di una sua affermazione personale. Eppure se avesse detto di essere il Cristo, sarebbe stato facilmente creduto, poiché lo si credeva tale prima ancora che parlasse” (Disc. 293; cf LO I pag. 252).
Mirabile! Mi è venuto d’impeto allora il grido che ho messo a titolo di questa pagina: Abbasso l’ipocrisia. Ce ne è troppa in giro! Ne siamo soffocati, nauseati, quasi imprigionati e impossibilitati a quale che sia reazione. Abbasso l’ipocrisia!
Ci pensate? è l’unico peccato che Gesù non ha mai perdonato, ha perdonato alle prostitute, ha perdonato agli adulteri, ha perdonato ai ladri, ha perdonato agli imbroglioni, ha perdonato ai detentori del potere vili ed infingardi, ha perdonato ai suoi rinnegatori, ha perdonato ai comuni delinquenti, ha perdonato i suoi crocifissori… Non ha perdonato gli ipocriti che ha chiamato: “Razza di vipere, sepolcri imbiancati, cechi e guida di ciechi”… Abbasso l’ipocrisia!
Questa parola – mi si permetta di fare il professore di greco – deriva da un verbo, “ipocripto”, che vuol dire: “nascondere sotto”; sotto che cosa? Sotto una maschera…!
Infatti gli attori, come oggi si chiamano coloro che interpretano in teatro una parte, nella tragedia greca si chiamavano “ipocritès”, perché si presentavano in teatro davanti al pubblico non con la propria faccia, ma con una grande maschera che lo ricopriva, esprimeva il carattere proprio del personaggio, ne falsificava la voce, di modo che lo spettatore meglio riconoscesse le caratteristiche del personaggio interpretato. Finita la recita e toltasi la maschera, l’attore ridiventava se stesso, col proprio volto, con la propria voce, con le proprie caratteristiche, ossia la persona di sempre.
Veniamo allora al significato della parola “ipocrita”: designa colui che si mette una maschera, quale che essa sia, non la depone mai, meglio si potrebbe dire che la cambia di nascosto a secondo delle circostanze e delle persone a cui va incontro, comunque è sempre e in ogni luogo, in ogni azione, dinanzi a chicchessia, un mascherato, di modo che l’interlocutore, o gli interlocutori, non potranno mai conoscere lui, nel suo vero volto, nella sua genuina realtà, nella sua reale costituzione fisica e psicologia, nelle sue mai prevedibili reazioni, incontreranno sempre una … maschera. Ecco l’ipocrita! Che orrore!
Sono stato educato a rifiutare questa operazione di mascheramento sin dai primissimi anni: ne benedico i miei genitori, i miei educatori e maestri, i miei formatori. Per questo il più bello elogio che mi si possa fare è quello che mi son sentito rivolgere – naturalmente non sempre con benevolenza -: “è uno che dice sempre – sottolineo sempre –ciò che pensa”.
Posso confidare a chi mi legge che questa caratteristica mi ha procurato tantissime amicizie e confidenze, tantissimi immeritati elogi, naturalmente da parte di chi, saggio ed intelligente, sapeva e sa apprezzare la virtù opposta alla ipocrisia. Mi ha procurato anche, da parte di gente dappoco, da ipocriti di professione, da ignoranti patentati, persino da falsi devoti, rampogne, rifiuti, esclusioni, sotterranee macchinazioni… Non me ne sono mai preoccupato più di tanto, anzi vista la infima qualità di questi detrattori, mi sono sempre più confermato, quasi con orgoglio interiore nella mia caratteristica che, in realtà, mi umilia e mi confonde perché mi accomuna all’adorabile mio Maestro, agli apostoli, in particolare a san Paolo, ed anche, per tornare là donde son partito, a quel Giovanni Battista, che nell’odierna liturgia, contemplo ammirato nel carcere, dove era stato gettato per aver detto clamorosamente la verità, sempre la verità, la verità davanti a tutti, anche davanti al potente di turno che gli farà pagare questa “parresia” facendogli mozzare il capo.
Sì, Giovanni Battista è, come quasi tutti gli antichi grandi profeti, il martire della verità non tradita, non oscurata, non edulcorata, non nascosta per comodo, ma proclamata coraggiosamente alla luce del sole.
Mirabile figura questa dell’uomo autentico, dell’uomo che dovremmo essere tutti e che, invece, anche nella nostra Chiesa, è così difficile incontrare per riceverne plauso, comprensione, aiuto.
Per tornare a sant’Agostino, mentre il Battista dice la verità pienamente per correggere ed abbassare il giudizio troppo lusinghiero che di lui avevano i discepoli, gli ipocriti – quanti ne conosco! – dicono la non-verità per favorire, esaltare elefantiacamente, ciò che vorrebbero essere, ma non sono a nessun costo. Quale vergogna!
Sì, abbasso l’ipocrisia, la piaga messa a nudo senza pietà dal Cristo e dai veri discepoli di lui. Il vizio che corrompe tutte le umane relazioni ed è scaturigine di ogni disagio, di ogni violenza, di ogni morale e sociale sfacelo.
Dio ci liberi dagli ipocriti d’ogni genere, specialmente da quelli più brutalmente e profondamente insidiosi, quelli cioè la cui maschera abituale è una falsa devozione, un untuoso pietismo, una mielosa predicazione di “buonismo”, venduto a buon mercato come carità, come amore, come virtuosa comprensione e pretestuosa tutela di non si sa quali altri ed alti valori.
Il valore supremo è Dio. E Dio è la verità!
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