"Bene, servo buono e fedele (…) prendi parte alla gioia del tuo padrone"
(Mt 25, 21)
Noi continuiamo a meditare su quella “vita eterna” di cui tanto poco è possibile dire e che, nella speranza, fortemente desideriamo.
Parlare del cielo non significa affatto dimenticare la terra e l’impegno che in essa ci chiama a seminare il bene per noi e per gli altri.
Significa, invece, dare ad ogni nostra attività, ad ogni nostro pensiero quella luce di eternità che deve partire dalla intenzione e deve esplicitarsi nella perfezione con cui rispondiamo continuamente ai vari appelli dello Spirito e della Grazia.
Piace riferire alcune parole del Concilio Vaticano II: “La Chiesa (…) avrà pieno compimento soltanto nella gloria del cielo.
Quando sarà giunto il tempo del rinnovamento di tutte le cose (cf At 3,21), allora anche l’intero universo verrà pienamente restaurato in Cristo insieme con l’umanità; esso infatti è intimamente unito all’uomo e raggiunge il suo fine per mezzo dell’uomo (cf Ef 1,10; Col 1,20; 2Pt 3,10-13 (…) Nella Chiesa noi veniamo istruiti dalla fede anche sul senso della nostra vita temporale, quando portiamo a termine il lavoro che il Padre ci ha assegnato da svolgere nel mondo con la speranza dei beni futuri, lavorando così per la nostra salvezza (cf Fil2,12).
La fine dei tempi è già dunque arrivata per noi (cf 1Cor 10,11); il rinnovamento del mondo è stato irrevocabilmente deciso e in qualche modo realmente anticipato nel tempo presente: infatti la Chiesa è insignita di vera santità già qui sulla terra, anche se in modo imperfetto.
Ma fin quando non vi saranno i cieli nuovi e la terra nuova abitati dalla giustizia (cf 2 Pt 3,13), la Chiesa pellegrinante continua a portare iscritta nei sacramenti e nelle istituzioni del tempo presente la figura fugace di questo mondo” (LG 48).
In questo alternarsi di “già e non ancora” si giuoca nella fede e nella speranza il nostro vivere terreno, segnato spesso dal grigiore della quotidianità e della sofferenza, ma fervidamente orientato verso quella definitiva beatitudine che il Signore ci promette e la nostra povera preghiera cerca di ottenere.
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