Papa Benedetto XVI
nella Lettera Apostolica Porta fidei,con la quale indice l’Anno della fede, scrive: “Desideriamo
che questo Anno susciti in ogni credente l’aspirazione a confessare la
fede in pienezza e con rinnovata convinzione, con fiducia e speranza. Sarà
un’occasione propizia anche per intensificare la celebrazione della
fede nella liturgia, e in particolare nell’eucaristia, che è ‘il
culmine verso cui tende l’azione
della Chiesa e insieme la fonte da cui promana tutta la sua energia”. Nel
contempo auspichiamo che la testimonianza di vita dei credenti
cresca nella sua credibilità. Riscoprire i contenuti
della fede professata, celebrata, vissuta e pregata, e riflettere
sullo stesso atto con cui si crede, è un impegno che ogni credente deve fare
proprio, soprattutto in questo Anno” (n.9).
Nell’anno della fede è
raccomandato il pellegrinaggio alla tomba di Pietro e nei luoghi santi.
Occorre ravvivare poi
la preghiera personale e comunitaria soffermandosi soprattutto sull’importanza
del Credo. Come afferma il Santo Padre sempre
in Porta fidei: “Nei primi secoli i cristiani erano
tenuti ad imparare a memoria il Credo. Questo serviva loro
come preghiera quotidiana per non dimenticare l’impegno assunto con il battesimo” (n.9), quando ci è stata data quel germe di vita da
risorti nella quale godremo ogni bene senza più alcun male: è il nuovo
orizzonte e la direttiva per le scelte morali conseguente alla fede. Sarebbe un
frutto importante dell’Anno della fede se i cristiani riprendessero questa
antica prassi. Pregare con il Credo, infatti, aiuta ad entrare
maggiormente nel cammino di fede perché chiede di conoscere sempre di più chi
si ama, e così divenire nuovi evangelizzatori: ecco l’importanza del Catechismo
della Chiesa Cattolica e del suo Compendio. E’ importante e decisivo
partecipare ad altri la gioia di aver incontrato Gesù Cristo, il Risorto
presente e avere creduto alla sua parola e riceverlo in persona
nell’eucaristia: cambia la vita personale, familiare e sociale. La fede ha
bisogno di essere ripensata e vissuta con sempre maggior convinzione, coraggio
ed entusiasmo perché a quanti incontriamo sia offerta una parola di speranza e
uno sguardo di amore.
Gesù di Nazareth, il
Figlio di Dio, nato da Maria, proclamato nella fede il Signore e Cristo, nel
corso della sua esistenza ha rivolto diverse domande. I Vangeli ne sono fedeli
testimoni. Mentre camminava lungo il lago di Tiberiade, Giovanni Battista lo
indicò ai suoi discepoli comel’Agnello di Dio. Due di loro lo seguirono.
Accortosi Gesù chiese loro: “Che cosa cercate?” (Gv1,38). Pochi giorni dopo, mentre partecipava con sua madre a un pranzo di
nozze, sollecitato da lei ad intervenire per la mancanza del vino, le chiese: “Donna,
che vuoi da me?” (Gv 2,4). Nel periodo successivo, già
più conosciuto per alcuni segni da lui compiuti in un villaggio della Galilea,
fu chiamato dalla disperazione di un padre angosciato per la strana malattia
del figlio posseduto dal Demonio. A quel padre Gesù chiese: “Da quanto tempo
gli accade questo?” (Mc 9,21). Poco prima di compiere
il suo segno, forse il più grandioso, nel villaggio di Betania, ben
sapendo ciò che stava per fare, si rivolse a Marta, la sorella del defunto
Lazzaro: “Chiunque vive in me, non morirà in eterno. Credi tu questo?” (Gv 11,26). E, tuttavia, una tra
tutte queste domande rimane come la più importante. E’ stata quella rivolta ai
suoi discepoli in una regione lontana da Gerusalemme, a Cesarea di Filippo: “La
gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?” Alla genericità delle
risposte ricevute, Gesù incalzò di nuovo i discepoli: “Ma voi, chi dite
che io sia?” La risposta chiara e decisa di Pietro anche a nome degli altri fu: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio
vivente!” (Mt 16,13-16).
L’11 ottobre inizia
l’Anno della fede. Se è vero che nella vita bisogna far sintesi in tante cose,
lo stesso si deve dire per la fede. Essa consiste nel lasciarsi interpellare e
per tante volte da Gesù nello stesso modo e con le stesse parole: “Voi, chi
dite che io sia?”. Dovremmo anche noi rispondere come i
discepoli: “Tu sei il Cristo!” E’ da questa risposta, e soprattutto
da questa consapevolezza, da questo innalzare tutto il giorno mente e cuore a
Lui, che certamente risale al tempo storico nel quale nacque, visse, morì e fu
risuscitato Gesù di Nazareth, che è nata la fede cristiana, l’umanesimo nel
mondo con al centro il valore e la libertà di
ogni persona, senza discriminazioni tra uomo e donna, tra ebrei e greci, tra
tutte le nazioni. Se morto l’ultimo apostolo, la già vivace comunità dei
credenti in Cristo non avesse saputo di questa domanda e non avesse fondato la
sua esistenza in essa, non si sarebbe sviluppato quel rapido e consistente crescere di un movimento, giunto fino a noi e chiamato Cristianesimo. Questa
comunità che tramanda in continuità la presenza, la verità dei Gesù Cristo,
voluta da Gesù stesso, si chiamò Chiesa per indicare la
raccolta, il convenire di tanti nell’unità del Dio con noi. Nel corso della
storia ha vissuto momenti decisivi con il dono dello Spirito del risorto momenti decisivi come l’avvenimento più importante
della Tradizione cioè i libri ispirati del Nuovo Testamento,
con al centro i Vangeli, con cui il Risorto, Dio continua a parlare e come
i 21 grandi Concili dopo quello di Gerusalemme, ultimo il Vaticano II,
di cui celebriamo il 50° del suo inizio e il ventesimo del suo Catechismo.
Insomma, da questa
domanda iniziale di Gesù e dalla decisa risposta di Simone con tutti gli
apostoli, che continua nel Papa con tutti i Vescovi, sarà necessario lasciarsi
guidare soprattutto quest’anno: a gennaio l’Enciclica sulla fede dopo quella sulla Carità e sulla Speranza. Sembra poco, ma non lo è per ché la
fede e fondamento della morale e dell’etica, così urgenti. Quella domanda,
infatti, ne veicola altre che dobbiamo porre con sincerità a noi stessi: Credo
in Gesù Cristo come il tutto per la mia vita personale, familiare, ecclesiale,
sociale cui innalzare in ogni momento mente e cuore e da cui tutto attingere?
Credo che nell’attuale presenza sacramentale da Risorto rivivo tutta la sua esistenza storica per lasciarmi assimilare a Lui, per
poter amare con il suo amore? Credo che egli sia venuto da Dio, come ognuno di
noi, per essere Dio insieme a noi e giungere con Lui al di là della morte in
anima e corpo? Credo che la sua parola è Dioche parla, è Parola di Dio che porta con sé la risposta alle domande sul
senso della vita: chi sono? Da dove vengo con il concepimento e dove vado con
la morte? Chi mi libera dal peccato e dalla morte. Come da tutti i mali?Nell’incertezza
di questo periodo storico e di questa società è un dono la certezza della fede
completa della Chiesa come è presentata dal Catechismo della Chiesa Cattolica e
dal suo Compendio, interpretazione sicura del Concilio Vaticano II? La chiarezza
e la bellezza della fede cattolica sono ciò che rendono luminosa la vita
dell’uomo anche oggi. Questo in particolare se viene presentata da testimoni
entusiasti ed entusiasmanti! Credo che nulla di più bello poteva capitarmi che divenire cristiano fin da bambino con il
Battesimo? Credendo questo , la mia vita è
più sicura anche quando il quotidiano è messo alla prova? E’ più equilibrata?
E’ più consapevole del suo senso? Vive meglio il dolore? E’ una vita che spera
sempre? E’ una speranza che si vede? E’ una speranza che contagia? Se il mio
corpo, come di fatto avviene, può
invecchiare o perdere un po’ di salute, è forse accaduto qualcosa di simile
alla mia fede? Ha bisogno di terapia, la mia fede? E’ ancora capace di
costituire un organismo nel quale vive le difese immunitarie? E’ ancora capace
di rimandare al mittente tutte le lettere esplosive che mi arrivano dai non
pochi nemici della fede stessa attraverso i potenti mezzi di comunicazione, uno
dei nemici è sicuramente la superficialità e la pigrizia?
Questi interrogativi,
queste domande, che la coscienza ci pone, già illuminata dalla nostra fede,
devono diventare occasione di risposta a tutti quelli che, con fatica di
credenti o con comprensibile sfida di lontani dalla fede, in crisi, chiedono –
forse inconsciamente – a Cristo stesso: “Tu chi sei?” (Gv 8,25). A volte quella domanda è più dura: “Chi pretendi di essere?”
(Gv 8,53). In realtà l’esperienza ci fa
sapere che dietro simili modi di atteggiare la propria ricerca si
nascondo dolori, rivalse, rancori, problemi che la vita ancora non ha
placato. Ebbene, l’Anno della fede parte proprio da questa consapevolezza: se è
Dio che custodisce la fede, noi ne siamo gli amministratori e, come buoni
operai del Vangelo, occorre entrare in quella sana “ansia” che accende la
nostra mente e dà vigore alle nostre iniziative. L’anno della fede proposto dal
Papa è paradossalmente l’iniziativa più semplice, certamente la più naturale
che si possa proporre, non solo in tempi come questi di una certa calamità per
la fede, ma tutto sommato sempre. Da ottobre in poi, al contrario,
viene chiesto di prendere con più appassionata considerazione il caso serio
della fede.”Mentre nel passato – Porta fidei 3,4
- era possibile riconoscere un tessuto culturale unitario, largamente accolto
nel suo richiamo ai contenuti della fede e ai valori da essa ispirati, oggi non
sembra più essere così in grandi settori della società, a motivo di una
profonda crisi di fede che ha toccato molte persone. Non possiamo
accettare che il sale diventi insipido e la luce sia tenuta nascosta (Mt 5,
13-16). Anche l’uomo di oggi può sentire d nuovo il bisogno di recarsi come la
samaritana al pozzo per ascoltare Gesù, che invita a credere in Lui e ad
attingere alla sua sorgente, zampillante di acqua viva (Gv 4,14). Dobbiamo ritrovare il gusto di nutrirci della Parola di Dio,
trasmessa dalla Chiesa in modo fedele, e del pane della vita, offerto a
sostegno di quanti sono suoi discepoli (Gv 6, 51). Occorre incontrare Gesù in un rapporto io – Tu, io noi.
Incontra Gesù Cristo:
1. partecipa alla
Santa Messa almeno ogni Domenica. L’Anno della Fede intende
promuovere l’incontro personale con Gesù Cristo da cui la fede e ogni
testimonianza cristiana. Nel modo più immediato nell’Eucaristia. Una
partecipazione regolare alal Messa rafforza la propria fede
attraverso l’ascolto di Lui nelle Scritture e la risposta nella Chiesa con il
Credo, l’accoglienza di Lui in persona nella consacrazione e la recezione nella
comunione aiutati dalle orazioni, dalla musica sacra.
2. confessati
mensilmente. Come per la Messa, i credenti sanno che il Padre non
guarda quante volte cadiamo, ma quante volte, attraverso l’incontro
sacramentale con Cristo e il dono del suo Spirito ci risolleviamo, sapendo che
lui ci ama non perché siamo buoni, ma perché Lui è buono e vuole
progressivamente condurci all’amicizia con Lui.
3. prega
con il Rosario.
Conosci Cristo:
1. attraverso il Catechismo della Chiesa Cattolica e il suo Compendio. Nell’incertezza di
questo periodo storico e di questa società esso offre agli uomini la certezza
della fede completa della Chiesa! La chiarezza e la bellezza della fede
cattolica sono ciò che rendono luminosa la vita dell’uomo anche oggi! Questo in
particolare se viene presentata da testimoni entusiasti ed entusiasmanti.
2. rifarsi ai testi del Concilio Vaticano (1962 – 1965) che ha
portato un grande rinnovamento nella Chiesa. Un rinnovamento nella celebrazione
della Santa Messa, nel ruolo dei laici, nell’auto comprensione della chiesa e
nella relazione con gli altri cristiani, con gli ebrei, con chi appartiene ad
altre religioni e perfino con i non credenti. Per portare avanti il
rinnovamento, i cattolici devono conoscere ciò che insegna veramente il
Concilio, aiutati dal magistero post – conciliare, con il Catechismo.
3. Conoscere le vite dei
santi. I santi sono sempre validi per tutti i tempi come vivere una vita
cristiana, come pensare cristianamente, e suscitano una speranza affidabile con
cui affrontare il quotidiano, facile o difficile. Non solo essi erano die peccatori che incessantemente cercavano di camminare verso Dio, ma
esemplificano anche le modalità con le quali servire Dio: l’insegnamento, il lavoro missionario consci che la fede si rafforza donandola,
la carità e la disponibilità al bene, la preghiera e semplicemente sforzandosi
di piacere a dio nelel azioni e nelle decisioni ordinarie
della vita feriale.
4. Incarnare le
Beatitudini nella vita di tutti i giorni. Le Beatitudini (Mt 5,3-12)
forniscono un ricco programma per la vita cristiana. Averle presenti aiuta ad
essere più umili, più piccoli, più giusti, più trasparenti, più misericordiosi
e più liberi. E’ precisamente attirare alla fede
attirando alla Chiesa nell’Anno della fede.
Fede vissuta:
1. Volontariato in
parrocchia. L’Anno della Fede non può limitarsi alla fede professata, celebra, vissuta
ma anche testimoniata. Un ottimo ambiente è la parrocchia, poiché i carismi
particolare di ognuno e delle associazioni, movimenti, aiutano a costruire
globalmente la comunità. Chiunque è benvenuto per l’accoglienza, come musicista
liturgico, lettore, catechista e tanti altri ruoli della vita parrocchiale.
2. Aiutare i bisognosi e
l’impegno laicale per l’animazione cristiana della società puntando ad una economia sociale. La Chiesa sollecita i cattolici a donazioni di carità e a soccorre i bisognosi durante l’Anno della fede, poiché nel povero,
nell’emarginato e nel vulnerabile si incontra Cristo personalmente. Aiutarli
anche culturalmente, socialmente e politicamente ci conduce a faccia a faccia
con Cristo e costituisce un esempio per tutti gli altri.
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