"Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore"
(Gv 14,2)
Intendiamo parlare ora di quella comunione dei santi che professiamo nel simbolo della fede.
Sappiamo che l’espressione indica prima di tutto la comune partecipazione alle “cose sante” che il Signore, nella Chiesa, ha messo a nostra disposizione, ed anche quella comunicazione spirituale per cui tutti possiamo cooperare vicendevolmente al bene del corpo a cui apparteniamo.
Parliamo ora di quella più comune accezione che indica nella comunione dei santi la condivisione della gloria tra i beati ed anche la fraterna intercomunicazione vigente tra la Chiesa terrestre e la Chiesa celeste.
Ascoltiamo ancora il Concilio Vaticano II: “Tutti, in gradi e modi diversi, comunichiamo nella stessa carità verso Dio e verso il prossimo e cantiamo al nostro Dio lo stesso inno di gloria.
Infatti coloro che sono di Cristo e ne possiedono lo Spirito formano tutti insieme una sola Chiesa, congiunti fra di loro in Cristo (cf Ef 4,16).
L’unione quindi dei viatori con i fratelli morti nella pace di Cristo non viene interrotta, viene anzi consolidata dalla comunicazione dei beni spirituali.
A motivo della loro più intima comunione con Cristo, i santi del cielo rafforzano la Chiesa intera nella santità, nobilitano il culto che essa rende a Dio qui in terra, e contribuiscono in molti modi alla sua edificazione e alla sua espansione (cf 1Cor 12,12-27) ”(LG 49).
La contemplazione della innumere schiera di santi e sante del cielo deve innanzitutto farci ripetere ciò che Agostino diceva a se stesso: “Se questi e queste perché non io?”.
Guardando al cielo noi vediamo negli esempi dei santi la strada che noi stessi siamo obbligati a percorrere, secondo il nostro stato e la nostra condizione.
In secondo luogo nei fratelli del cielo dobbiamo vedere con grande nostra consolazione una moltitudine di intercessori che ci aiutano a percorrere il difficile cammino ed arrivare alla perseveranza nel bene.
Noi non sbagliamo quando pensiamo che i nostri cari defunti e soprattutto quelli che già hanno raggiunto la vita beata ci sono vicini, ci amano di un purissimo e disinteressato amore e a null’altro tendono che a farci partecipi della loro stessa felicità.
La comunione con i beati del cielo, dunque, dovrebbe rafforzare al massimo la nostra speranza e colmare di luce i nostri giorni terreni.
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