mercoledì 15 dicembre 2010

I SACRAMENTALI - Di S.Ecc.Mons. Andrea GEMMA

Nel mio vagare apostolico, favorito attualmente dalla mia condizione di vescovo emerito, ogni qualvolta lo posso mi dirigo a qualche bel santuario di cui è costellata, miracolosamente, la nostra penisola.
            È successo così anche stamane. Sono entrato in un santuario mariano, generoso come sempre, a rendere un omaggio a Colei che ritengo ausiliatrice nel mio sempre moltiplicato ministero.
            Come farebbe ogni buon cristiano ben educato religiosamente, appena varcata la soglia del tempio santo, ho steso la mano verso l’acquasantiera, consistente in una ben visibile vaschetta marmorea: ho dovuto immediatamente ritirare la mia mano, desolatamente asciutta, anzi un poco impolverata dal fondale di quella vaschetta ricco solo di polvere. Ne ho ricevuto, io che ho sempre a portata di mano, per il mio ministero che ormai tutti conoscono, l’acqua benedetta, una spiacevolissima impressione e, se avessi avuto tempo e modo di incontrare i responsabile non avrei avuto ritegno a fargli notare quella inadempienza, incomprensibile in un santuario ben frequentato.
            L’acqua benedetta è, infatti, uno dei primi e più usati “sacramentali”, di cui la Chiesa da sempre ha imparato a far uso per ottenerne grande giovamento spirituale.

            Mi son deciso a scriverne qui sopra anche perché – pensate un po’! – dallo stesso demonio mi è venuto, durante un esorcismo su un posseduto, un bruciante, sarcastico e sprezzante giudizio sulla Chiesa di oggi che, diceva lui, ha messo da parte i sacramentali – testuale! –, sottintendendo così che io, per adeguarmi all’andazzo, non avrei dovuto disturbarlo con gli abbondanti spruzzi d’acqua benedetta che lanciavo sul corpo del povero indemoniato. Da quell’acqua benedetta, infatti, mentre mi ingiuriava e denigrava la Chiesa … aggiornata, abilmente si difendeva da quegli spruzzi, confermando in tal modo ciò che tutti gli indemoniati lamentano quando sono raggiunti da quell’acqua benedetta, la quale, al loro dire, procura una insopportabile sensazione di bruciore che sono costretti a denunciare ad alta voce, gridando: “Brucio!... Brucio!...”.
            Ho indugiato su questa mia esperienza di esorcista per affermare che questo sempre più diffuso abbandono dei sacramentali – ne dirò subito – non solo priva, oggi come ieri, il popolo di Dio di un supplemento di aiuto spirituale, ma contraddice solennemente e immotivatamente a una lunghissima, ininterrotta tradizione della Chiesa cattolica. Chi non ci credesse non dovrebbe far altro che prendere in mano l’antica edizione latina del “Rituale Romanum”, dove sono comprese tantissime formule per benedire persone, oggetti, vivande, prodotti agricoli e luoghi, e persino animali, al fine di ottenere, tramite l’intervento divino invocato dal ministro sacro, protezione da influssi malefici e demoniaci e costante protezione, con l’invocazione di Dio, della Vergine santa e dei santi.
            Praticamente ho già indicato che cosa sono i sacramentali: un aiuto particolare di Dio, con l’intercessione della Vergine e dei santi, per ottenere un supplemento di grazia dopo quella conferita dai sette sacramenti.
            Andiamo allora alla definizione di “sacramentale” offerta dal Catechismo della Chiesa Cattolica: “La santa Madre Chiesa ha istituito i sacramentali. Questi sono segni sacri per mezzo dei quali, con una certa imitazione dei sacramenti, sono significati e, per impetrazione della Chiesa, vengono ottenuti effetti soprattutto spirituali. Per mezzo di essi gli uomini vengono disposti a ricevere l'effetto principale dei sacramenti e vengono santificate le varie circostanze della vita” [SC, 60; cf CDC, 1166; CCEO, 867] (CCC 1667).
            “Fra i sacramentali ci sono innanzi tutto le benedizioni (di persone, della mensa, di oggetti, di luoghi). Ogni benedizione è lode di Dio e preghiera per ottenere i suoi doni. In Cristo, i cristiani sono benedetti da Dio Padre “con ogni benedizione spirituale” (Ef 1,3). Per questo la Chiesa impartisce la benedizione invocando il nome di Gesù, e facendo normalmente il santo segno della croce di Cristo.
Alcune benedizioni hanno una portata duratura: hanno per effetto di consacrare delle persone a Dio e di riservare oggetti e luoghi all'uso liturgico. Fra quelle che sono destinate a persone - da non confondere con l'ordinazione sacramentale - figurano la benedizione dell'abate o dell'abbadessa di un monastero, la consacrazione delle vergini e delle vedove, il rito della professione religiosa e le benedizioni per alcuni ministeri ecclesiastici (lettori, accoliti, catechisti, ecc). Come esempio delle benedizioni che riguardano oggetti, si può segnalare la dedicazione o la benedizione di una chiesa o di un altare, la benedizione degli olii santi, dei vasi e delle vesti sacre, delle campane, ecc” (CCC 1671-1672).
Anche l’esorcismo è un sacramentale: “Quando la Chiesa domanda pubblicamente e con autorità, in nome di Gesù Cristo, che una persona o un oggetto sia protetto contro l'influenza del Maligno e sottratto al suo dominio, si parla di esorcismo. Gesù l'ha praticato; è da lui che la Chiesa deriva il potere e il compito di esorcizzare [Cf Mc 1,25 ss; Mc 3,15; Mc 6,7; Mc 6,13; Mc 16,17]. In una forma semplice, l'esorcismo è praticato durante la celebrazione del Battesimo. L'esorcismo solenne, chiamato “grande esorcismo”, può essere praticato solo da un presbitero e con il permesso del vescovo. In ciò bisogna procedere con prudenza, osservando rigorosamente le norme stabilite dalla Chiesa. L'esorcismo mira a scacciare i demoni o a liberare dall'influenza demoniaca, e ciò mediante l'autorità spirituale che Gesù ha affidato alla sua Chiesa. Molto diverso è il caso di malattie, soprattutto psichiche, la cui cura rientra nel campo della scienza medica. E' importante, quindi, accertarsi, prima di celebrare l'esorcismo, che si tratti di una presenza del Maligno e non di una malattia [Cf CDC, 1172]” (CCC 1673).
            Abbiamo dunque capito: guardiamoci bene dall’assecondare questa mentalità riduttiva che induce a trascurare questi spirituali aiuti senza avvedersi che in tal modo rischia di indebolire quella fede che è l’arma per ogni battaglia vittoriosa.
            Non sarà fuor di luogo notare come questa mania di cancellare il più possibile il sacro e, purtroppo il suo opposto, finisce per avallare quella mentalità secolaristica che è all’origine della attuale scristianizzazione.
            Come non ricordare la preoccupazione santa dei nostri avi che cercavano, saggiamente, di rendere sacro ogni atto, pur semplice, della nostra quotidianità, ottenendo così l’effetto di vivere continuamente alla Divina presenza e di avere sempre pronta,in ogni circostanza, l’invocazione di Dio a protezione e salvezza.
            I progrediti della nostra epoca farebbero bene a specchiarsi in questa plurisecolare tradizione e a trarne le debite conseguenze.

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