sabato 2 aprile 2011

LA GIUSTIZIA VERSO I FIGLI

I precetti del Signore circa il rapporto genitori-figli, com’è ovvio, non sono, né potevano essere, a senso unico. I genitori non sono soltanto oggetto di onore da parte dei figli ma pure sono soggetti di una serie di doveri di giustizia verso la loro prole.

Innanzitutto, vale a questo proposito lo stesso avvertimento che è stato dato precedentemente ai figli: come i figli non devono ubbidire ai genitori disubbidendo a Dio, così anche i genitori non devono mettere i propri figli al vertice assoluto della loro vita, col rischio di scivolare in una pericolosa idolatria. In fondo è proprio questo che Dio, per bocca del profeta Samuele, rimprovera all’anziano sacerdote Eli:

“Avete calpestato i miei sacrifici e le mie offerte… e tu hai avuto maggior riguardo ai tuoi figli che a Me” (1 Sam 2,29).

Il primo dovere dei genitori, secondo l’insegnamento biblico, è senz’altro quello di trasmettere la fede ai loro figli:

“Tu possa raccontare e fissare nella memoria di tuo figlio… i segni che ho compiuto in mezzo a loro” (Es 10,2)

Il Deuteronomio ritorna con grande insistenza su questo argomento e sulla necessità della trasmissione della fede da una generazione a un’altra (cfr. 4,9; 11,19; 32,46).

Nel NT – in una fase in cui il celibato sacerdotale non era obbligatorio – il fatto di avere dei figli credenti è addirittura considerato un requisito importante per un presbitero (cfr. Tt 1,6), perché indica l’adempimento di una grande aspettativa di Dio verso chi ha generato dei figli. Accanto al tema della trasmissione della fede figura anche quello della correzione dei figli. La trasmissione della fede implica infatti anche la comunicazione di uno stile di vita che è in fondo un progetto pedagogico:

“Correggi tuo figlio finché è ancora possibile” (Prv 19,18); “Correggi tuo figlio e ti farà contento” (Prv 29,17). “Hai figli? Educali” (Sir 7,23). “Vergogna per un padre, un figlio maleducato” (Sir 22,3).

La saggezza pratica di questi consigli è fin troppo evidente e non necessita di alcun commento. Il NT aggiunge che la correzione e l’educazione di un padre verso i propri figli devono essere portate avanti con delicatezza, tenendo conto della fragilità di una persona ancora in stato di formazione, evitando di fare leva sui rapporti di forza, quando ciò non sia necessario:
“E voi, padri, non inasprite i vostri figli” (Ef 6,4).

Il medesimo consiglio ritorna nella lettera ai Colossesi:
“Voi, padri, non esasperate i vostri figli, perché non si scoraggino” (3,21).

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