Immediatamente dopo i comandamenti riguardanti il rapporto con Dio, la Legge di Mosè mette subito l’onore dovuto ai genitori come “primo prossimo” di ogni uomo. La posizione del comandamento, collocato all’inizio della serie dedicata alla giustizia verso il prossimo, esprime già tutta una teologia: per ogni persona i genitori rivestono un’importanza che è seconda solo a quella di Dio.
Non è un caso che perfino il verbo ebraico utilizzato dal testo originale per dire che essi devono ricevere onore dai loro figli è lo stesso verbo col quale la Bibbia suole affermare che Dio deve essere venerato dal suo popolo (in ebraico kabbed). Ciò significa che per i figli, i genitori rappresentano Dio visibilmente.
Per questo essi possono rivestire un ruolo sacerdotale benedicendo i figli:
“La benedizione del padre consolida le case dei figli, la maledizione della madre ne scalza le fondamenta” (Sir 3,8).
L’onore che ad essi è dovuto si concretizza in primo luogo nell’ubbidienza:
“Ascolta, figlio, l’istruzione di tuo padre e non disprezzare l’insegnamento di tua madre” (Prv 1,8).
In secondo luogo, nell’assistenza alla loro anzianità:
“Figlio, soccorri tuo padre nella vecchiaia… anche se perdesse il senno compatiscilo: la pietà verso il padre non sarà dimenticata” (Sir 3,12-14).
I genitori, in sostanza, nell’ordine dei comandamenti, e quindi nell’ordine del dovere morale, vengono subito dopo Dio, ma è chiaro e non va mai dimenticato che, come Cristo ha precisato nel Vangelo e come già abbiamo avuto occasione di notare, essi non devono sostituirsi a Lui prendendo il suo posto, né i figli devono ubbidire loro al punto tale da dimenticare le esigenze e il primato di Dio.
I libri sapienziali sono quelli che nell’AT dedicano maggiore attenzione al rapporto genitori-figli.
Il Siracide riprende il quarto comandamento quasi parola per parola e commenta:
“Ricorda che essi ti hanno generato che darai loro in cambio di quanto ti hanno dato?” (7,28).
Il brano più denso di significati è senza dubbio Sir 3,1-16, dove l’onore dato ai genitori è presentato come una base solida su cui i figli edificano la propria vita materiale e spirituale. Il frutto della pietà verso i genitori è in parte umano e in parte soprannaturale:
a chi onora il padre è promessa ad esempio una lunga vita (v. 6), oppure il consolidamento del proprio benessere e della propria casa, così come la garanzia che i suoi figli ubbidiranno a lui come lui ha ubbidito ai genitori suoi (vv. 4.5.9), ma vengono fatte anche delle promesse di livello squisitamente religioso: la grazia del perdono dei suoi peccati (vv. 3.14-15) e l’ascolto presso Dio delle sue preghiere (v. 5).
Non è un caso che perfino il verbo ebraico utilizzato dal testo originale per dire che essi devono ricevere onore dai loro figli è lo stesso verbo col quale la Bibbia suole affermare che Dio deve essere venerato dal suo popolo (in ebraico kabbed). Ciò significa che per i figli, i genitori rappresentano Dio visibilmente.
Per questo essi possono rivestire un ruolo sacerdotale benedicendo i figli:
“La benedizione del padre consolida le case dei figli, la maledizione della madre ne scalza le fondamenta” (Sir 3,8).
L’onore che ad essi è dovuto si concretizza in primo luogo nell’ubbidienza:
“Ascolta, figlio, l’istruzione di tuo padre e non disprezzare l’insegnamento di tua madre” (Prv 1,8).
In secondo luogo, nell’assistenza alla loro anzianità:
“Figlio, soccorri tuo padre nella vecchiaia… anche se perdesse il senno compatiscilo: la pietà verso il padre non sarà dimenticata” (Sir 3,12-14).
I genitori, in sostanza, nell’ordine dei comandamenti, e quindi nell’ordine del dovere morale, vengono subito dopo Dio, ma è chiaro e non va mai dimenticato che, come Cristo ha precisato nel Vangelo e come già abbiamo avuto occasione di notare, essi non devono sostituirsi a Lui prendendo il suo posto, né i figli devono ubbidire loro al punto tale da dimenticare le esigenze e il primato di Dio.
I libri sapienziali sono quelli che nell’AT dedicano maggiore attenzione al rapporto genitori-figli.
Il Siracide riprende il quarto comandamento quasi parola per parola e commenta:
“Ricorda che essi ti hanno generato che darai loro in cambio di quanto ti hanno dato?” (7,28).
Il brano più denso di significati è senza dubbio Sir 3,1-16, dove l’onore dato ai genitori è presentato come una base solida su cui i figli edificano la propria vita materiale e spirituale. Il frutto della pietà verso i genitori è in parte umano e in parte soprannaturale:
a chi onora il padre è promessa ad esempio una lunga vita (v. 6), oppure il consolidamento del proprio benessere e della propria casa, così come la garanzia che i suoi figli ubbidiranno a lui come lui ha ubbidito ai genitori suoi (vv. 4.5.9), ma vengono fatte anche delle promesse di livello squisitamente religioso: la grazia del perdono dei suoi peccati (vv. 3.14-15) e l’ascolto presso Dio delle sue preghiere (v. 5).
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