lunedì 26 settembre 2011

Lettera di Gesù


Lettera di Gesù


Caro/a....(pronuncia il tuo nome).

Ti conosco da sempre e da sempre ti cerco, ma solo ora ti scrivo rendendomi conto che dovevo farti sapere quanto tu sia importante per me e quanto tutto ciò che sei e che fai sia indispensabile. Proprio per questo ho bisogno di te come di tutti per realizzare la nostra felicità. Mi rivolgo a te come in Galilea ad un gruppo di pescatori...


[16]Passando lungo il mare della Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. [17]Gesù disse loro: «Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini». [18]E subito, lasciate le reti, lo seguirono. [19]Andando un poco oltre, vide sulla barca anche Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello mentre riassettavano le reti. [20]Li chiamò. Ed essi, lasciato il loro padre Zebedèo sulla barca con i garzoni, lo seguirono.(Marco 1,16-20)

...e come ad un pubblicano seduto al suo banco di lavoro...


"Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco della gabella, e gli disse: "Seguimi". Quegli si alzò e lo seguì".

Certo non sempre ricevo una risposta così spontanea ed entusiasta, molti rifiutano di cambiare la propria vita perchè è difficile staccarsi dai propri interessi, questo incontro può esserti d'esempio:

«Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?»

Al giovane che gli rivolgeva questa domanda Gesù rispose:”Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti”. Ed egli chiese: «Quali?». Gesù disse: «Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, onora il padre e la madre, ama il prossimo tuo come te stesso». Il giovane gli disse: «Ho sempre osservato tutte queste cose; che mi manca ancora?». Gli disse Gesù: «Se vuoi essere perfetto, và, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi». Udito questo, il giovane se ne andò triste; poiché aveva molte ricchezze. (mt 19,16)


Lo so che è difficile, lo è anche per me e a chi mi segue non l'ho mai nascosto. Molti di quelli che mi stanno vicino si lasciano spesso prendere dall'entusiasmo delle cose facili, ma il progetto che fatichiamo a costruire assieme chiede delle scelte a volte intransigenti.

Mentre andavano per la strada un tale gli disse: "Ti seguirò dovunque tu vada". Gesù gli disse:" Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo". A un altro disse:" Seguimi". E questi rispose:" Signore concedimi di andare a seppellire prima mio padre". Gesù replicò:" Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu và e annunzia il Regno di Dio". Un altro disse:" Ti seguirò, Signore, ma prima lascia che io mi congedi da quelli di casa". Ma Gesù gli rispose: "Nessuno che ha messo mano all'aratro e poi si è tirato indietro, è adatto per il regno di Dio".

Chi riesce a riconoscere la vera felicità non trova affatto illogico certe scelte difficili e per spiegartelo ti posso ripetere quello che ho già raccontato ai miei discepoli:



Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va pieno di gioia, e vende tutti i suoi averi e compra quel campo.

Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va vende tutti i suoi averi e la compra.


Anche a te faccio la stessa proposta :
"VIENI E SEGUIMI"

Cosa farai? Quale sarà la tua risposta?
Tu cosa sei disposto a fare per la felicità degli altri?
Hai mai pensato che sono le tue indecisioni a disegnarti il futuro?
Che futuro vuoi?
Pensaci un pò su, io ti aspetto: alla prossima!

Ciao,
Gesù


sabato 10 settembre 2011

Timore: Paura o Rispetto?


Timore: Paura o Rispetto?



Il dizionario definisce il Timore come; uno stato ansioso dell'animo, come turbamento o preoccupazione per un male o pericolo imminente; oppure come sentimento di rispetto, di riguardo, di affetto che genera la preoccupazione di offendere qualcuno. Nell'uso corrente del termine, quando si parla di timore si fa subito riferimento al significato negativo del termine, sottolineando la tensione alla quale è sottoposta ogni giorno l'uomo "naturale".
La stragrande maggioranza dell'umanità nasconde dentro di sé paure spesso legate alle diverse situazioni ambientali, politiche e sociali. Nei paesi più industrializzati, ad esempio, le paure più diffuse sono quelle che riguardano la morte, la paura di invecchiare, di ammalarsi, di non riuscire a realizzarsi nel campo professionale.

TIMORE COME TURBAMENTO DELL'ANIMO
Nella Bibbia, la Parola di Dio, troviamo spesso vicende legate a questo stato d'animo e, ad un'attenta analisi, possiamo certamente affermare che il timore è quasi sempre la diretta conseguenza del peccato e dell'infedeltà verso Dio. Nell'antico testamento, è molto conosciuto l'episodio di Adamo, il primo uomo, primo anche a sperimentare la paura. «Egli (Adamo) rispose: Ho udito la tua voce nel giardino e ho avuto PAURA, perchè ero nudo, e mi sono nascosto» (Genesi 3,10) Certamente la disubbidienza di Adamo verso Dio, quindi il suo peccato, fu la causa che generò in lui la paura ma facciamo un passo indietro e consideriamo con quali mezzi il serpente indusse la donna e suo marito al peccato.

      CONTRADDIZIONE «Come! Dio vi ha detto di non mangiare da nessun albero del giardino?» (Genesi 3,1)
      ILLUSIONE «No, non morirete affatto» (Genesi 3,4)
      ESAGERAZIONE «Sarete come Dio» (Genesi 3,4).

L'astuzia del serpente fu sufficiente per indurre la donna a desiderare il frutto che Dio aveva proibito di mangiare. «La donna osservò che l'albero era BUONO per nutrirsi, che era BELLO da vedere e che l'albero era DESIDERABILE per acquistare conoscenza» (Genesi 3,6«Ognuno è tentato dalla propria concupiscenza che lo attrae e lo seduce. Poi la concupiscenza, quando ha concepito, partorisce il peccato; e il peccato, quando è compiuto, produce la morte» (Giacomo 1,14- 15).
Nel nuovo testamento è famosa la narrazione della tempesta sedata da Gesù. «Ed essi furono presi da gran timore e si dicevano gli uni gli altri: Chi è dunque costui, al quale persino il vento e il mare ubbidiscono?» Marco 4,4.
Dopo aver passato del tempo con Gesù, i discepoli non avevano ancora compreso chi fosse Egli realmente, non avevano ancora riconosciuto la Sua natura divina. Sicuramente ebbero paura della tempesta ma furono presi da una paura maggiore, da "gran timore", perché non potevano spiegare come Gesù avesse potuto calmare il vento e il mare.
La mancanza di conoscenza, genera la paura.
      «Ma il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto» (Giovanni 14,26)
      «Se perseverate nella mia Parola, siete veramente miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Giovanni 8,31- 32)
      «Ma crescete nella grazia e nella conoscenza del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo» (2 Pietro 3,18). Abbiamo accennato, quindi, che la disubbidienza e la mancanza di conoscenza generano paura. Ma vediamo anche altri esempi:
      l'incredulità ---- Genesi 18,15 - Sara, moglie di Abraamo, anche di fronte alla promessa di Dio, non crede alla possibilità di poter avere un figlio alla sua età;
      l'inganno ai danni di qualcuno ---- Genesi 32,7 - Dopo aver ingannato suo fratello, Giacobbe teme la sua ritorsione;
      la lontananza dal Signore ---- Proverbi 29,25 - La paura degli uomini è una trappola, ma chi confida nel Signore è al sicuro;
      la mancanza di amore ---- 1 Giovanni 4,18 - Nell'amore non c'è paura; anzi, l'amore perfetto caccia via la paura, perché chi ha paura teme un castigo. Quindi chi ha paura non è perfetto nell'amore.

TIMORE COME RISPETTO
Abbiamo accennato all'inizio che il timore è una medaglia a due facce.
Nel significato positivo del termine, esso indica un sentimento di profondo rispetto, di riverenza verso qualcuno, che genera la preoccupazione di offendere l'oggetto di tale sentimento. Facciamoci delle domande:
      A CHI DOBBIAMO MANIFESTARE TALE RISPETTO?
      PERCHÉ?
      A CHE SERVE IL TIMORE?
      COME SI ACQUISISCE?
1^ Ovviamente i credenti sanno che Dio è il destinatario di tale rispetto. «Santificate il Signore degli eserciti! Sia Lui quello per cui provate timore» (Isaia 8,13)

2^ Il timore è necessario perché:
      riconosce la Santità di Dio ---- Apocalisse 15,4
      riconosce la grandezza di Dio ---- Deuteronomio 10,12.17
      riconosce la bontà di Dio ---- 1 Samuele 12,24
      riconosce le opere e la potenza di Dio ---- Giosuè 4,23- 24

3^ il timore serve per:
      l'adorazione a Dio ---- Salmo 5,7
      il servizio cristiano ---- Salmo 2,11
      per non peccare ---- Esodo 20,20
      per l'amministrazione imparziale della giustizia ---- 2 Cronache 19,6-9
      per il perfezionamento nella santificazione ---- 2 Corinzi 7,1
      come segno di distinzione da coloro che agiscono con malvagità ---- Salmo 36,1

4^ il timore si acquisisce:
      con la preghiera ---- Salmo 86,11
      con l'investigare la Parola di Dio ---- Proverbi 2,3-5
      con una condotta irreprensibile ---- Colossesi 3,22
      con l'ubbidienza a Dio ---- Deuteronomio 13,4

Il timore stabilisce un legame unico e soprannaturale col Signore e coloro che amano Dio desiderano adempiere con gioia a tutto quello che Lui ha comandato. Il timore, quindi, deve essere dimostrato:
      come rispetto legato alla cura di mettere in pratica la Parola di Dio (Deut. 28,58),
      come rispetto legato ad un impegno preso davanti al Signore (Prov. 20,25),
      come principio di condotta della propria vita (2 Sam. 23,3),
      come coraggio di andare «contro corrente» (Ebrei 11,7).

Nella misura in cui ci adopereremo a ricercare tali virtù, Dio ci darà la giusta ricompensa, donandoci sapienza, intelligenza e ogni benedizione spirituale. «Il timore del Signore accresce i giorni, ma gli anni degli empi saranno accorciati» Proverbi 10,27

giovedì 8 settembre 2011


Esistono “veri” Cristiani?




I vangeli sono o no parola di Dio?
In ogni caso hanno dato luogo a miriadi di interpretazioni, a scontri dialettici (e a guerre), che durano da secoli, con poche concessioni reciproche.
Tuttavia, la lettura dei vangeli rende evidente una semplice considerazione.
La parola “cristiano” significa “seguace di Cristo”, ovvero una persona che ha fatto propri gli insegnamenti di Cristo, ritenendo il Cristo il punto di riferimento della propria vita e li applica con devozione.
È chiaro che se una persona si autodefinisce “cristiano” ma applica solo alcuni degli insegnamenti di Cristo e non gli altri (qualunque sia la ragione), non è davvero cristiano.
Forse dovrebbe autodefinirsi in modo diverso…
Cosa disse Cristo a chi voleva diventare suo seguace?
Dai vangeli io comprendo che Gesù fondamentalmente chiedeva a chi voleva seguirlo azioni e comportamenti.
Cosa doveva fare un uomo per diventare “cristiano”?
(per le citazioni mi sono fatto aiutare dal sito http://www.laparola.net)
• Diventare onesto in ogni cosa e restituire l’eventuale maltolto (Gesù avrebbe mai mentito, o imbrogliato, corrotto o si sarebbe fatto corrompere, magari dicendo: “se non si fa così, non si può andare avanti”?)
• Non tradire il coniuge
• Non guardare materiale erotico (non disse Gesù “chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore”?)
• Abbandonare i costumi licenziosi (sessualmente e non) dell’epoca (Gesù si sarebbe mai intrattenuto con le prostitute – non per parlare di Dio – ? o sarebbe andato a teatro a vedere una commedia a sfondo sessuale?
• Abbandonare le comuni forme di divertimento dell’arena (Gesù si sarebbe mai divertito nel vedere il sangue sgorgare dalla gola dei gladiatori?)
• Amare i nemici (Gesù avrebbe mai trattato male il prossimo? Lo avrebbe derubato? Si sarebbe mai messo a capo di una rivoluzione armata contro Roma? Non disse:”se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l’altra”?)
• Non partecipare a nessuna guerra (Gesù sarebbe andato in guerra contro la gente di altre nazioni? Avrebbe benedetto le armi dell’esercito del suo paese? Non disse a Pietro: “Rimetti la spada nel fodero, perché tutti quelli che mettono mano alla spada periranno di spada”? Eppure, cosa c’era di più meritevole che difendere il proprio Signore? )
• Praticare la carità verso il prossimo (cosa faceva Gesù quando vedeva che qualcuno stava male?)
• Pagare tutte le tasse (mi pare che in un passo dei vangeli si narra che Gesù pagò una tassa che non avrebbe dovuto pagare!)
• Abolire nel proprio cuore ogni barriera (Gesù era razzista? Favoriva i ricchi? O i più istruiti? O i più potenti? Era nazionalista?)
• Rimanere totalmente fuori dalla politica (Gesù avrebbe mai sostenuto qualche partito? – con qualunque finalità – Si sarebbe mai intromesso nelle decisioni dei governanti di allora? Non ha detto a Pilato “Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù?”)
• Essere disposto ad affrontare la prigione e il martirio per la sua fede
• Diventare missionario e parlare a tutti di Cristo e della sua fede, sapendo già in partenza che a causa di questo sarebbe stato maltrattato, odiato, deriso o forse ucciso.
• Abbandonare la ricerca della ricchezza, delle cose di valore, e di una vita agiata, per una vita al servizio del prossimo
• Perdonare coloro che gli avevano fatto del male, e ricambiare con gesti benevoli, anche perché il cristiano che recita la preghiera più importante (il “padre nostro”) a un certo punto dice: “perdonaci i nostri peccati, perché anche noi perdoniamo ad ogni nostro debitore…”
• Eliminare l’ambizione, e non ricercare fama o predominio sugli altrui, ma comportarsi da “inferiori” (Gesù non ha fatto la lavanda dei piedi agli apostoli per insegnare questo concetto?)
• Non farsi chiamare “padre” da nessuno (Gesù non disse: “E non chiamate nessuno “padre” sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo”? Ma com’è possibile che proprio chi insegna il cristianesimo si faccia chiamare “padre”, o addirittura “santo padre“? Ma su che libri hanno studiato per diventare preti?)
(E questo è solo quello che mi viene in mente così, di getto… ma ci sarebbe molto altro….)
La storia dice che i seguaci che vivevano al tempo di Cristo e degli apostoli, facevano TUTTI così: loro sì, che potevano chiamarsi “cristiani”!
Ma Gesù avvertì che ci sarebbero stati cristiani solo di nome.
“Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro son lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere.”
(dai frutti, e non dalle dottrine…)
“Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa
( frutti, azioni, comportamenti, e non dottrine…)
la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore
(io credo che questo voglia dire: non chiunque dice di riconoscermi come suo Signore, e quindi si autodefinisce “cristiano”) ,
non abbiamo noi profetato nel tuo nome
(compreso insegnare le “dottrine” cristiane)
e cacciato demòni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome?
(certo tutte azioni indubbiamente ottime)
Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità.”
Perciò, per Gesù i falsi profeti si riconoscono dai frutti, e non dalle dottrine…
Mi sembra più che ragionevole:
se una persona avesse intenzione di cercare una religione veramente cristiana esaminando le dottrine, di quante vite avrebbe bisogno, dato che
- le religioni “cristiane” sono decine di migliaia?
- partendo dagli stessi scritti, arrivano a conclusioni totalmente opposte?
- per ognuna delle interpretazioni si possono aprire dibattiti infiniti, e non c’è modo di capire chi ha davvero ragione?
Guardando il comportamento di una religione, o dei suoi seguaci, invece, è molto più facile…
Secondo quello che capisco, quindi, il fondatore del cristianesimo disse che se una religione è cristiana non dipende
- dal nome che si è data,
- se insegna che Cristo sia solo un uomo o no,
- dalla perfezione delle sue dottrine,
- da quanti secoli esiste,
ma da quanto la figura del Cristo modifica la vita (in meglio) dei suoi componenti.
Vivere in un paese abitato da cristiani dovrebbe essere come in una sorta di paradiso in terra!
Se in Italia tutti fossero cristiani, e si limitassero soltanto ad applicare la cosiddetta “regola d’oro” (“tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la legge ed i profeti”), il nostro paese sarebbe il più ricco del mondo, ognuno vivrebbe in maniera fantastica, senza criminali, senza prigioni, senza bisogno di forze dell’ordine, senza spese militari, senza poveri, tutti con un lavoro ed una casa.
Tutti osserverebbero le leggi, e quindi non ci sarebbero evasione fiscale, corruzione, fondi statali che non si sa dove finiscono, truffe, tribunali, pedofilia, inquinamento, omicidi, droga e prostituzione (né i produttori dei relativi servizi, né gli utilizzatori finali), ecc, ecc
Ci funesterebbero solo le calamità naturali, gli incidenti e le malattie.
Mi pare evidente che i veri “cristiani” appartengano ormai al passato… i romani li hanno fatti a pezzi 2.000 anni fa nelle arene.
Quelli venuti dopo, sebbene quasi tutti in buona fede, sono tutto fuorché cristiani, e le religioni “cristiane” (in primis cattolica, protestante e ortodossa) sarebbe meglio che si definissero in un altro modo…
Non è certo sufficiente qualche missione e qualche aiuto ai poveri (per quanto sia giusto ammirare sinceramente i religiosi che si spendono veramente per queste missioni) per cancellare la quantità infinitamente infinita di peccati, nefandezze e atrocità commessi nel passato e nel presente, e per dare ad una religione lo status di “cristiana”…
I fulgidi esempi di carità cristiana, come per esempio Maria Teresa di Calcutta, o Don Bosco,sono in realtà un’accusa impietosa a tutti gli altri correligionari (che se fossero veramente cristiani dovrebbero agire come loro), e soprattutto ai vertici di queste organizzazioni, che tutto fanno, fuorché gli interessi delle anime dei fedeli…
Io non ne vedo, di cristiani in giro.
Mi piacerebbe conoscerlo, qualche esemplare di questa razza estinta…
Se ne conoscete qualcuno, magari confinato in qualche riserva, vi prego, presentatemelo…

mercoledì 7 settembre 2011

LA FEDE (Eb 11)





La fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono. Per mezzo di questa fede gli antichi ricevettero buona testimonianza.

Per fede noi sappiamo che i mondi furono formati dalla parola di Dio, sì che da cose non visibili ha preso origine quello che si vede.

Per fede Abele offrì a Dio un sacrificio migliore di quello di Caino e in base ad essa fu dichiarato giusto, attestando Dio stesso di gradire i suoi doni; per essa, benché morto, parla ancora.

Per fede Enoch fu trasportato via, in modo da non vedere la morte; e non lo si trovò più, perché Dio lo aveva portato via. Prima infatti di essere trasportato via, ricevette la testimonianza di essere stato gradito a Dio. Senza la fede però è impossibile essergli graditi; chi infatti s'accosta a Dio deve credere che egli esiste e che egli ricompensa coloro che lo cercano.

Per fede Noè, avvertito divinamente di cose che ancora non si vedevano, costruì con pio timore un'arca a salvezza della sua famiglia; e per questa fede condannò il mondo e divenne erede della giustizia secondo la fede.

Per fede Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava.

Per fede soggiornò nella terra promessa come in una regione straniera, abitando sotto le tende, come anche Isacco e Giacobbe, coeredi della medesima promessa. Egli aspettava infatti la città dalle salde fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso.

Per fede anche Sara, sebbene fuori dell'età, ricevette la possibilità di diventare madre perché ritenne fedele colui che glielo aveva promesso. Per questo da un uomo solo, e inoltre gia segnato dalla morte, nacque una discendenza numerosa come le stelle del cielo e come la sabbia innumerevole che si trova lungo la spiaggia del mare.

Nella fede morirono tutti costoro, pur non avendo conseguito i beni promessi, ma avendoli solo veduti e salutati di lontano, dichiarando di essere stranieri e pellegrini sopra la terra. Chi dice così, infatti, dimostra di essere alla ricerca di una patria. Se avessero pensato a quella da cui erano usciti, avrebbero avuto possibilità di ritornarvi; ora invece essi aspirano a una migliore, cioè a quella celeste. Per questo Dio non disdegna di chiamarsi loro Dio: ha preparato infatti per loro una città.

Per fede Abramo, messo alla prova, offrì Isacco e proprio lui, che aveva ricevuto le promesse, offrì il suo unico figlio, del quale era stato detto: In Isacco avrai una discendenza che porterà il tuo nome. Egli pensava infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti: per questo lo riebbe e fu come un simbolo.

Per fede Isacco benedisse Giacobbe ed Esaù anche riguardo a cose future.

Per fede Giacobbe, morente, benedisse ciascuno dei figli di Giuseppe e si prostrò, appoggiandosi all'estremità del bastone.

Per fede Giuseppe, alla fine della vita, parlò dell'esodo dei figli d'Israele e diede disposizioni circa le proprie ossa.

Per fede Mosè, appena nato, fu tenuto nascosto per tre mesi dai suoi genitori, perché videro che il bambino era bello; e non ebbero paura dell'editto del re.

Per fede Mosè, divenuto adulto, rifiutò di esser chiamato figlio della figlia del faraone, preferendo essere maltrattato con il popolo di Dio piuttosto che godere per breve tempo del peccato. Questo perché stimava l'obbrobrio di Cristo ricchezza maggiore dei tesori d'Egitto; guardava infatti alla ricompensa.

Per fede lasciò l'Egitto, senza temere l'ira del re; rimase infatti saldo, come se vedesse l'invisibile.

Per fede celebrò la pasqua e fece l'aspersione del sangue, perché lo sterminatore dei primogeniti non toccasse quelli degli Israeliti.

Per fede attraversarono il Mare Rosso come fosse terra asciutta; questo tentarono di fare anche gli Egiziani, ma furono inghiottiti.

Per fede caddero le mura di Gerico, dopo che ne avevano fatto il giro per sette giorni.

Per fede Raab, la prostituta, non perì con gl'increduli, avendo accolto con benevolenza gli esploratori.

E che dirò ancora? Mi mancherebbe il tempo, se volessi narrare di Gedeone, di Barak, di Sansone, di Iefte, di Davide, di Samuele e dei profeti, i quali per fede conquistarono regni, esercitarono la giustizia, conseguirono le promesse, chiusero le fauci dei leoni, spensero la violenza del fuoco, scamparono al taglio della spada, trovarono forza dalla loro debolezza, divennero forti in guerra, respinsero invasioni di stranieri. Alcune donne riacquistarono per risurrezione i loro morti. Altri poi furono torturati, non accettando la liberazione loro offerta, per ottenere una migliore risurrezione. Altri, infine, subirono scherni e flagelli, catene e prigionia. Furono lapidati, torturati, segati, furono uccisi di spada, andarono in giro coperti di pelli di pecora e di capra, bisognosi, tribolati, maltrattati - di loro il mondo non era degno! -, vaganti per i deserti, sui monti, tra le caverne e le spelonche della terra.

Eppure, tutti costoro, pur avendo ricevuto per la loro fede una buona testimonianza, non conseguirono la promessa: Dio aveva in vista qualcosa di meglio per noi, perché essi non ottenessero la perfezione senza di noi.